
Gestione delle identità e degli accessi: il cuore della sicurezza digitale secondo la NIS2
Dopo aver esplorato nelle settimane scorse le misure di gestione del rischio, la risposta agli incidenti e gli obblighi di reporting, entriamo nel cuore operativo della sicurezza informatica: la gestione delle identità e degli accessi.
Si tratta di uno degli aspetti più pratici e, al tempo stesso, più critici della direttiva NIS2, perché un accesso non controllato o un account compromesso può vanificare ogni altra misura di protezione.
La direttiva europea NIS2 (UE 2022/2555) richiede che le organizzazioni adottino meccanismi solidi di autenticazione, controllo e tracciabilità degli accessi ai propri sistemi informativi. Questo non è un semplice requisito tecnico: significa costruire fiducia, assicurare la riservatezza dei dati e prevenire incidenti derivanti da errori umani, furti d’identità o attacchi mirati.
Perché la gestione delle identità è un punto di vulnerabilità
Ogni giorno, in qualunque organizzazione, decine o centinaia di utenti accedono a risorse digitali: server, piattaforme cloud, sistemi ERP, applicazioni di gestione documentale, strumenti di collaborazione. Se la gestione di queste identità non è centralizzata e controllata, il rischio di abuso o di violazione cresce esponenzialmente.
Basta pensare ai casi più frequenti: ex dipendenti che mantengono accessi attivi, credenziali condivise tra più persone, password deboli o ripetute, utenti privilegiati che operano senza tracciamento. Gli attaccanti sfruttano proprio queste falle per muoversi lateralmente nei sistemi e ottenere dati sensibili o privilegi amministrativi.
Un modello di Identity and Access Management (IAM) ben progettato, invece, consente di definire in modo chiaro chi può fare cosa, da dove, con quali strumenti e per quanto tempo.
Autenticazione forte e multifattore
La NIS2 incoraggia l’uso dell’autenticazione multifattore (MFA), una delle misure più efficaci per ridurre il rischio di compromissione delle credenziali. Combinare almeno due elementi di verifica – come password + token temporaneo o riconoscimento biometrico – rende molto più difficile per un attaccante accedere ai sistemi anche se è in possesso delle credenziali di un utente.
Un esempio pratico: un amministratore che gestisce server aziendali deve autenticarsi con una password robusta e confermare l’accesso tramite app di autenticazione o chiave fisica. In questo modo, anche un furto di password non è sufficiente per compromettere l’ambiente.
Implementare la MFA può sembrare oneroso, ma esistono oggi soluzioni scalabili e cloud-based che si integrano facilmente con i sistemi esistenti, riducendo l’impatto sull’esperienza utente e aumentando drasticamente la sicurezza.
Controllo degli accessi e principio del “least privilege”
Altro principio cardine imposto dalla direttiva è quello del least privilege, ovvero l’assegnazione a ciascun utente solo dei permessi strettamente necessari per svolgere il proprio lavoro. Questo approccio limita la superficie d’attacco e riduce l’impatto di eventuali compromissioni.
In pratica, un dipendente dell’amministrazione non dovrebbe avere accesso ai sistemi di sviluppo, e un tecnico IT non dovrebbe poter modificare dati contabili se non è necessario. Implementare ruoli e gruppi di autorizzazione, attraverso modelli RBAC (Role-Based Access Control) o ABAC (Attribute-Based Access Control), aiuta a gestire le autorizzazioni in modo coerente e tracciabile.
Le aziende più strutturate adottano inoltre sistemi di Privileged Access Management (PAM), che consentono di gestire in modo sicuro le credenziali amministrative e monitorare ogni attività eseguita con privilegi elevati.
Gestione delle credenziali e revoca degli accessi
Una corretta gestione del ciclo di vita delle identità è essenziale. Dall’ingresso di un nuovo dipendente fino alla cessazione del rapporto di lavoro, ogni fase deve essere tracciata e automatizzata: creazione account, assegnazione permessi, modifiche di ruolo e disattivazione immediata in caso di uscita.
Un errore comune è mantenere attivi account non più utilizzati, che rappresentano una porta aperta per potenziali attacchi. Automatizzare la revoca degli accessi tramite sistemi IAM integrati con l’HR o con directory centrali come Active Directory o Azure AD è oggi una best practice imprescindibile.
Anche la rotazione periodica delle password e l’uso di strumenti di password management sicuri contribuiscono a ridurre i rischi di compromissione e di riutilizzo delle credenziali.
Tracciabilità e audit degli accessi
Non basta definire chi può accedere: è altrettanto importante sapere chi è effettivamente entrato, quando e con quali privilegi. La NIS2 richiede una tracciabilità completa delle attività di accesso ai sistemi critici.
Configurare sistemi di audit log e monitoraggio in tempo reale consente di rilevare comportamenti anomali, come tentativi di login ripetuti o accessi fuori orario. In caso di incidente, i log diventano strumenti preziosi per analizzare le cause e ricostruire la sequenza degli eventi.
Conclusione
La gestione delle identità e degli accessi non è un tema tecnico riservato all’IT: è una componente strategica della sicurezza aziendale e un requisito fondamentale della Direttiva NIS2. Implementare autenticazione forte, controlli basati sui ruoli e sistemi di tracciamento non significa solo conformarsi alla legge, ma proteggere la continuità operativa e la fiducia dei propri clienti.
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